"Pathogenesis. Come i germi hanno fatto la storia del mondo", Jonathan Kennedy
Tra vaccini, igiene e medicine, oggi un po' lo abbiamo dimenticato, ma abbiamo sempre convissuto con le malattie infettive - in passato erano spesso le più comuni cause di morte in tutto il mondo (come oggi lo sono in alcuni Paesi) e il loro impatto aveva conseguenze molto ampie. Purtroppo, per esempio, le epidemie favorirono i "conquistadores" nell'occupazione dell'America sterminando fino al 90% dei nativi. E non solo: lo racconta il sociologo esperto di salute globale e politica Jonathan Kennedy nel suo libro "Pathogenesis: come i germi hanno fatto la storia del mondo" (Bompiani, 2024).
"Gli agenti patogeni sono stati i protagonisti di molte delle più importanti trasformazioni sociali, politiche ed economiche della storia: [...] la scomparsa dei grandi imperi dell’antichità; le trasformazioni del cristianesimo e dell’Islam da piccole sette della Palestina e dell’Hegiaz a religioni mondiali; il passaggio dal feudalesimo al capitalismo; la devastazione operata dal colonialismo europeo; le rivoluzioni in campo agricolo e industriale; la creazione del moderno stato sociale."
Leggere questo libro è un po' come ripercorrere le lezioni di storia del liceo scoprendo un arricchimento: il ruolo centrale dei microbi nelle vicende che spesso riteniamo soprattutto umane, con protagonisti condottieri e re (di solito uomini). Una lettura molto interessante e che dà spunti su cui riflettere sia rispetto al passato sia rispetto al presente e al futuro. Ho trovato particolarmente stimolanti le implicazioni sociali e politiche di questo percorso, ben spiegate anche grazie a un'appropriata suddivisione dei capitoli.
Anche se a mio parere ci sono alcune criticità.
In primo luogo, ci sono alcune parti anomale o non chiare. In alcuni punti si hanno errori di traduzione, ma in altri mi sembra si assista addirittura a ragionamenti circolari o numeri che non tornano (per esempio a un certo punto si menziona una "mortalità annua del 300%", ma non altre specifiche. Cioè, '300%' significa che è il quadruplo di qualcosa, ma non si spiega di cosa).
In secondo luogo, il libro mi è sembrato un po' più lungo di quanto sarebbe potuto essere, con alcune parti un po' ripetitive. Un aspetto che ha rafforzato la mia impressione che in alcuni casi il ruolo dei germi fosse un po' sovrastimato, per quanto importante.
In terzo luogo, ma questo è dovuto esclusivamente alla sensibilità di chi legge, a tratti il libro è un po' difficile da digerire emotivamente. Infatti, la storia delle malattie infettive è legata indissolubilmente alla povertà, alla discriminazione, all'emarginazione e alla disumanizzazione di alcuni gruppi umani. Soprattutto negli ultimi secoli, quando abbiamo imparato a conoscere e trattare le infezioni, ma abbiamo tenuto queste preziose nozioni per noi ricchi. (Ed è pazzesco quanto questo comportamento sia miope, parliamone.)
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