Qual è la funzione della musica?

Tutti i popoli che conosciamo presentano nelle proprie culture forme musicali che sembrano avere origini antiche. E nelle nostre vite la musica ci accompagna spesso: dalla sveglia alla palestra, dal supermercato alla celebrazione, dal momento di studio a quello di andare a dormire. Crea emozioni, attira l'attenzione, trasmette messaggi sia impliciti sia espliciti, rafforza i legami e aiuta le persone a ricordare. Ma la musica probabilmente è stata ancora più importante di così, svolgendo un ruolo nella nostra evoluzione.

La musica e la seduzione

Tutti lo sanno: i musicisti acchiappano. Sono spesso sex symbol, e talvolta si riproducono molto: decine gli esempi, come Madonna, che ha avuto 6 figli, o Bob Marley, che ne aveva quanto i giocatori di una squadra di calcio. In altri animali, secondo Darwin il canto può essere utile per sedurre un partner. Infatti, aveva osservato che in molte specie animali il maschio canta per attrarre la femmina o per segnalare ad altri maschi che è già occupata e di cercarsene un'altra. 

In effetti, in alcune popolazioni umane, la musica rappresenta un modo per comunicare il proprio stato fisico: i maschi di alcune tribù danzano per dimostrare la propria forza, la propria resistenza e il coordinamento motorio di cui sono capaci per rendersi più attraenti alle donne. Per questi motivi, lo psicologo Geoffrey Miller e altri scienziati ritengono che la musica possa avere un ruolo nella selezione sessuale degli esseri umani, favorendo chi canta o suona. 

Altri studiosi, però, non sono del tutto convinti da questa ipotesi. In effetti, la musica è un elemento comune a ogni età e genere: se avesse la funzione di favorire la riproduzione, sarebbe diffusa praticamente solo in età fertile. Secondo W. Tecumseh Fitch, la capacità della musica di attrarre è dovuta al suo contenuto emotivo.

La musica come linguaggio

Fitch e altri sostengono, piuttosto, che la musica nella specie umana sia nata prima di tutto con una funzione comunicativa. In particolare, sarebbe stato un protolinguaggio, un linguaggio "primitivo" da cui si sarebbe evoluta la lingua parlata. Poi, l'avremmo mantenuta come tale, a sé stante, perché è piacevole. Steven Brown ha proposto il "modello del musilanguage", secondo cui linguaggio e musica sarebbero nati da una stessa radice, per poi "riunirsi" nelle canzoni, che fondono melodie e parole.

Tutti abbiamo la capacità innata di apprendere le differenze linguistiche e musicali del luogo in cui nasciamo. Impariamo regole, convenzioni che ci accomunano e che vanno a plasmare parzialmente il nostro cervello e ci rendono capaci di produrre frasi (o melodie) mai sentiti prima ("grammatica generativa"). In effetti, dopo i 5 anni la maggior parte degli esseri umani sa individuare una nota stonata e intuire il significato di alcuni segnali prosodici, ovvero intonazioni delle frasi che racchiudono un significato in sé (ad esempio, in italiano, inglese e altre lingue, una frase che termina con un'intonazione più acuta indica che si sta ponendo una domanda). Un altro esempio del significato dei suoni si può vedere nel fatto che, sia nella specie umana sia in altre specie, i suoni più acuti sono spesso segnale di allarme e quelli più profondi di minaccia.

Linguaggi e musica, in effetti, condividono alcune caratteristiche. Sia la musica sia le lingue sono universalmente diffuse nell'umanità, si sviluppano precocemente e sfruttano gola e udito ma appoggiandosi anche all'uso delle mani. Inoltre, in entrambe è importante la capacità di apprendere e imitare precisi suoni. In parte, sono simili anche strutturalmente, perché presentano frasi e sillabe. La teoria trova supporto (per quanto limitato) anche negli studi di imaging, in cui si osserva che le persone che hanno studiato musica la elaborano maggiormente con l'emisfero cerebrale sinistro, in modo parzialmente sovrapposto alle aree con cui elaboriamo il linguaggio. In un certo senso, sembra che elaborino la musica come fosse una lingua che hanno imparato.

D'altra parte, anche quando parliamo i suoni sono importanti: trasmettono emozioni o significati. Per esempio, una frase che termina con una nota più acuta diviene una domanda. La capacità dei suoni di veicolare significati è alla base delle lingue tonali, in cui l'intonazione delle sillabe è determinante per indicare il significato delle parole. Ne è un esempio il cinese mandarino. 


Le differenze tra musica e linguaggio

Ma lingue e musica differiscono per alcuni aspetti. Intanto, la musica di per sé non può portare un vero e proprio contenuto di significati complessi, al contrario dei linguaggi, che infatti Fitch definisce «vocalizzazioni complesse apprese con contenuto semantico». Altro fattore importante è la grande variabilità delle abilità musicali tra individui diversi, a parità di allenamento a suonare, che non si riscontra per le lingue. 

D'altra parte, musica e linguaggio richiedono l'uso di strutture cerebrali diverse, come mostra per esempio il caso di I.R. Donna normale, lavorava come manager di un ristorante e aveva l'abitudine di ascoltare la musica. Ma a 28 anni si dovette sottoporre a degli interventi a causa di un aneurisma cerebrale, una dilatazione anomala di un'arteria del cervello che risulta fragile e quindi è a rischio di scoppiare, con esito potenzialmente fatale. L'intervento fu efficace, ma la paziente riportò delle lesioni cerebrali. Nonostante fosse la stessa, con intatte le sue capacità intellettive e linguistiche, non riuscì più a riconoscere le canzoni che conosceva, a impararne di nuove o a cantare intonata. Soffriva di amusia. Più famoso il caso speculare del compositore russo Vissarion Jakovlevič Šebalin, che a causa di un'emorragia cerebrale non riuscì più a parlare (afasia), ma continuò a suonare e comporre come prima.

La musica e la nostra evoluzione

Data la sua diffusione e importanza, si pensa che la musica abbia un importante valore nella nostra evoluzione, ma non sappiamo bene quale. Le ipotesi sono diverse. Innanzitutto, la sensibilità degli esseri umani ai significati dei suoni potrebbe essere un vantaggio perché nelle situazioni sociali leggere lo stato emotivo di un'altra persona è importante. Per esempio, capire se una persona sta celando (male) la volontà di vendicarsi su di te per qualcosa può salvarti la vita. 

La musica giocherebbe un ruolo particolarmente importante nell'infanzia. Pare che i bimbi inizino a rispondere alle melodie, muovendosi a ritmo, intorno all'ottavo mese di gravidanza e siano in grado di ricordarle a distanza di mesi dalla nascita, anche se dondolano a ritmo di musica solo a partire dal primo anno di vita. Ma la nostra tendenza a parlare ai bambini (come con i cuccioli, che in genere ci stimolano un simile senso di tenerezza) con il baby talk, un modo di parlare cantilenante, acuto e ben articolato, incontra il gusto dei bambini. Attraverso il baby talk e il canto rivolto ai bambini, che presenta caratteristiche simili al baby talk, si riescono a trasmettere meglio le emozioni e a regolare meglio quelle del neonato, calmandolo o richiamandone l'attenzione. 

In effetti, sembra che i bimbi piccoli siano particolarmente attratti da questo tipo di canti, che sembra facilitino la comunicazione e favoriscano il rapporto con la persona che li emette. Inoltre, è possibile che la musica abbia un forte valore adattativo anche perché contribuisce allo sviluppo: stimola l'apprendimento del linguaggio, la capacità di interazione sociale e la capacità di regolare le proprie emozioni (autoregolazione) prima ancora che imparino a capire le parole. 

In realtà, comunque, è possibile che non ci sia una funzione univoca che ha reso la musica evolutivamente vantaggiosa per la nostra specie. Comunque, per scoprirlo dovremo studiare più a fondo la musica nel mondo animale.

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